Dobbiamo ridurre il consumo di energia. I consumi aumentano di pari passo con il miglioramento del tenore di vita rendendoci, di anno in anno, sempre più schiavi del petrolio e del gas prodotti in paesi extracomunitari. Il buon senso, l'oramai diffusa coscienza ecologica, i principi di pacifica convivenza, insomma tutti quei valori che accomunano le popolazioni europee pur nelle loro reciproche differenze etniche, oltre agli aspetti macroeconomici e agli impegni assunti in ambito internazionale (protocollo di Kyoto), ci impongono di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, responsabili dell'innalzamento della temperatura globale del pianeta. Ci impongono cioè di usare meno petrolio, gas e carbone. Escludendo in nucleare, troppo pericoloso e complesso, la strategia per affrontare il problema è tutto sommato semplice: un maggior ricorso alle fonti energetiche rinnovabili (sole, vento, acqua, biomassa e geotermia) in unione ad un efficiente risparmio energetico (ribattezzato da alcuni la “sesta forma di energia rinnovabile”).
Il settore dei trasporti e quello dell'industria assorbono grandi quote di energia, ma sono gli edifici, però, a fare la parte del leone, assorbendo circa il 40% dei consumi energetici europei. In buona sostanza: il settore dell'edilizia abitativa possiede un grande potenziale per un risparmio energetico vantaggioso.
Il parco edilizio nazionale è complessivamente poco efficiente, il meno efficiente d'Europa, per circa due terzi costruito negli anni '60 in epoca di pieno boom economico ben lontani dal primo shock petrolifero degli anni ’70, e per la restante parte, causa una singolare quanto italianissima commistione di scarsa cultura energetica, esigenze speculative e totale assenza di controllo, mal realizzato, anche in tempi recenti.
L’introduzione della certificazione relativa al rendimento energetico nell'edilizia recepita in Italia attraverso il D.Lgs. 19 agosto 2005 n.192 modificato dal D.Lgs. 29 dicembre 2006 n.311 dovrebbe, almeno in teoria, avviare per l’edilizia un meccanismo virtuoso del tutto simile a quello delle apparecchiature elettriche (quando dobbiamo acquistare una lampadina piuttosto che una lavatrice, fatte salve le caratteristiche di funzionalità e design, probabilmente la nostra scelta cadrà su un apparecchio di classe energetica elevata - classe A, disposti a sostenere un costo di acquisto magari maggiore, attratti dalla prospettiva di veder ridotta la spesa per l'esercizio dell'apparecchio, in buona sostanza di veder ridotta l'odiata bolletta. In questo modo, quasi inconsapevolmente, facciamo risparmio energetico, “facciamo ecologia”. D'altro canto la certificazione energetica, con le sue classi - da A a G, permette ai costruttori efficienti, differenziando i prodotti dal punto di vista dei consumi, di emergere sul mercato e di competere nell'ambito della qualità. Altro aspetto non trascurabile, che vale soprattutto per i beni durevoli, è quello del valore dell'usato: un'auto usata che consuma poco è più facile da vendere di una che consuma molto): il mercato, il consumatore informato, premierà, a parità di caratteristiche, gli edifici energeticamente più efficienti, i progettisti e i costruttori più bravi, a discapito degli speculatori. Gli edifici vecchi e nuovi energeticamente obsoleti, non reggendo il confronto con quelli certificati in classi elevate (A e B), per restare sul mercato dovranno giocoforza essere svalutati, rendendo economicamente vantaggiosi gli investimenti per il recupero energetico (doppi vetri, coibentazione a cappotto, caldaie a condensazione, sistemi di contabilizzazione del calore, ecc.) per altro già previsti dalla Legge Finanziaria 2007 con una deduzione delle imposte del 55%.
La certificazione energetica ha lo scopo di fornire all'utilizzatore finale del manufatto edile, sia esso proprietario od inquilino, subito al momento dell'acquisto o della locazione di un immobile, uno o più indicatori, di semplice interpretazione, della qualità energetica dell'edificio, espressi in chilowattora al metro quadro all'anno (kWh/mq anno). Ad esempio due alloggi con analoghe caratteristiche classificati rispettivamente il primo in Classe A (edificio nuovo energeticamente superiore alla media - fabbisogno energetico minore di 30 kWh/mq anno) ed il secondo in Classe G (edificio degli anni '60 - fabbisogno energetico superiore a 160 kWh/mq anno) consumeranno con buona approssimazione uno cinque volte l’energia dell’altro.
Il principio generale è tutto sommato semplice: nella progettazione ovvero nella scelta dei componenti architettonici occorre prestare grande attenzione alla capacità propria dei materiali di trasmettere o meno calore. In parole povere, oltre ad avere muri perimetrali, coperture e solai su spazi non riscaldati (ad esempio sopra i box auto) perfettamente coibentati con materiali correttamente posati, di qualità e caratteristiche termiche il più possibile costanti nel tempo, occorrerà correggere con cura tutti i possibili ponti termici, prevedere serramenti esterni certificati di adeguato spessore e perfetta tenuta all'aria, dotare i serramenti di vetrocamera basso emissivi (i comuni doppi vetri sono ormai da considerarsi del tutto obsoleti), montare esclusivamente portoncini di capo scala e cassonetti tapparella certificati, ben coibentati e a perfetta tenuta d'aria.
I materiali da coibentazione sono generalmente poveri, prodotti in Europa e disponibili in grandi quantità, quindi mediamente poco costosi, mentre i componenti, per via della “marcatura” in laboratori altamente specializzati, potranno essere prodotti quasi esclusivamente su scala industriale (in Germania i vetri basso emissivi sono talmente diffusi da costare quanto quelli normali). Il problema è un altro, culturale: solo in presenza di consumatori informati, progettisti attenti, materiali efficienti, marcature senza compromessi, maestranze attente ed addestrate, si potrà intendere il vero valore dell'immobile.
Per quanto riguarda i sistemi di riscaldamento il sistema più efficiente è quello a bassa temperatura scorrevole (termosifoni in acciaio o pannelli radianti a pavimento), centralizzato, con contabilizzazione di calore (volgarmente detto “semi-autonomo”), caldaia a condensazione e produzione centralizzata di acqua calda sanitaria con pannelli solari termici.
Dal punto di vista energetico, il condizionamento estivo sta diventando un grosso problema. La lunga estate torrida del 2003, il pressante battage pubblicitario e le crescenti esigenze di comfort abitativo hanno moltiplicato gli impianti di condizionamento estivo, causando, con le attuali tecnologie basate quasi interamente sull'utilizzo di energia elettrica in unione ad un patrimonio edilizio nazionale inefficiente, in breve tempo, lo stallo nella fornitura di energia elettrica in alcune zone (i tristemente famosi blackout). Unica soluzione: progettare e costruire edifici più “freschi” optando a favore di soluzioni architettoniche, quali il tetto e la facciata ventilati, che mantengono l'edificio “in ombra”, riducendo drasticamente le potenze e i relativi fabbisogni dei suddetti impianti.
In concreto il recupero edilizio sotto il profilo del risparmio energetico si rivela sempre come un ottimo affare: con dei piccoli investimenti mirati si può ridurre l’inquinamento, tagliare la bolletta energetica, aumentare il comfort abitativo, creare sviluppo ed occupazione. Subito.